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Il Legno

Tutto sul legno: materiali, lavorazioni e pannelli nella falegnameria moderna

 


 

 

Introduzione: cos'è il legno

Il legno è un materiale naturale di origine vegetale, prodotto dal tessuto dei tronchi degli alberi. Si forma attraverso la crescita degli alberi, accumulando strati annuali (anelli di accrescimento) visibili in sezione. È costituito principalmente da cellule fibrose di cellulosa tenute insieme da una matrice di lignina, che conferisce rigidità. Questa composizione rende il legno un materiale robusto ma allo stesso tempo elastico, capace di sostenere carichi pur mantenendo una relativa leggerezza.

Dal punto di vista delle proprietà, il legno presenta numerosi vantaggi. Ha un alto rapporto tra resistenza meccanica e peso, risultando più leggero rispetto a materiali come metalli ma comunque resistente a trazione e compressione. È un buon isolante termico e acustico grazie alla sua struttura porosa. Ogni essenza legnosa possiede colore e venatura unici, dando al legno un aspetto estetico caldo e apprezzato. Di contro è un materiale anisotropo: le sue caratteristiche variano a seconda della direzione delle fibre (lungo vena o traverso vena). Inoltre è igroscopico, cioè assorbe e rilascia umidità dall'ambiente, il che può provocare variazioni dimensionali. Nonostante ciò, se protetto da umidità e parassiti, il legno è durevole e può conservare le sue qualità per decenni o persino secoli.

Principali tipi di legno

Esistono numerose specie legnose, ma in falegnameria si usa distinguerle in grandi categorie in base alla durezza, alla provenienza e all’utilizzo. Le tre categorie principali sono i legni teneri, i legni duri e i legni esotici.

  • Legni teneri (conifere): provengono da alberi coniferi resiniferi (come abete, pino, larice, cedro). Generalmente hanno fibra leggera e morbida, con densità inferiore rispetto ai legni duri. Sono facili da lavorare, asciugano rapidamente e tendono a avere venature meno marcate. Vengono spesso utilizzati nell’edilizia (strutture in legno, travi) e per mobili economici o dallo stile rustico. Un esempio comune è l’abete, usato per mobili di base, perlinature e strutture interne.
  • Legni duri (latifoglie): derivano da alberi a foglia larga (come quercia/rovere, faggio, frassino, noce, ciliegio). Hanno una densità maggiore, fibre più compatte e durevoli, spesso con venature e colori pregiati. Sono in genere più difficili da lavorare rispetto ai teneri, ma offrono una resistenza e una durata superiori. I legni duri sono preferiti per mobili di qualità, pavimenti, infissi e elementi di pregio, grazie anche al loro aspetto estetico raffinato (ad esempio il rovere nei pavimenti o il noce nei mobili classici).
  • Legni esotici (tropicali o pregiati): comprendono specie provenienti da regioni tropicali o comunque non autoctone, come teak, mogano, ebano, palissandro, doussié, wengé e molti altri. Questi legni spesso appartengono al gruppo dei duri, caratterizzati da elevate densità e proprietà di resistenza fuori dal comune (ad esempio il teak è oleoso e resiste all’acqua, l’ebano è estremamente duro e scuro). I legni esotici sono molto apprezzati per le colorazioni e le venature uniche, utilizzati in ebanisteria, nell’arredamento di lusso, per parquet pregiati o rivestimenti. Di solito sono più costosi e talvolta più difficili da reperire, motivo per cui spesso si usano in dettagli decorativi o finiture speciali.

Tecniche di lavorazione del legno

Nella falegnameria moderna si impiegano diverse tecniche per trasformare il legno grezzo in prodotti finiti. Dalla fase di preparazione del materiale fino alle finiture finali, ogni passaggio richiede utensili e conoscenze specifiche. Di seguito alcune delle principali tecniche di lavorazione del legno:

  • Taglio: è la prima operazione fondamentale, consistente nel sezionare il legno secondo le misure desiderate. Si effettuano tagli longitudinali o trasversali alle fibre utilizzando diversi utensili: seghe a mano, seghe circolari, seghe a nastro o troncatrici. Il taglio permette di ricavare tavole, listelli o pannelli dalla materia prima (tronchi, tavolame grezzo) ed è importante effettuarlo con precisione per ridurre sprechi e facilitare le fasi successive.
  • Piallatura: serve a spianare e levigare la superficie del legno, oltre a portare le tavole allo spessore necessario. Può essere eseguita a mano con il pialletto oppure a macchina con la piallatrice (o pialla a filo e pialla a spessore). La piallatura elimina irregolarità, ondulazioni e residui di corteccia, producendo superfici lisce e perfettamente piane. Dopo la piallatura il legno appare più uniforme e pronto per l’assemblaggio o le finiture.
  • Fresatura e sagomatura: mediante l’uso di frese (router o toupie) si possono intagliare, scavare o sagomare profilature nel legno. La fresatura consente di creare scanalature, incastri (come giunzioni a linguetta e scanale), bordi decorativi, modanature e altri dettagli di forma. Una forma particolare di sagomatura è la tornitura al tornio, con cui si lavorano pezzi rotanti (come gambe tornite di tavoli o colonnine), ottenendo forme cilindriche, coniche o complesse. Queste tecniche richiedono utensili affilati e controllo preciso per ottenere i profili desiderati senza scheggiature.
  • Incollaggio: è l’operazione di unire stabilmente più elementi in legno mediante collanti. Si utilizzano colle viniliche (PVAc) per la maggior parte delle applicazioni interne, oppure resine epossidiche o poliuretaniche per incollaggi strutturali o resistenti all’acqua. L’incollaggio permette di creare pannelli unendo tavole (come nei pannelli lamellari) o assemblare pezzi in un mobile. Durante l’incollaggio i giunti vengono stretti con morsetti o strettoi per garantire un’adesione forte e durevole. Una corretta incollatura, con superfici ben combacianti e colla appropriata, rende la giunzione spesso più resistente del legno stesso.
  • Assemblaggio e giunzioni: dopo aver preparato i vari pezzi, si passa ad unirli per formare la struttura finale dell’oggetto (mobile, infisso, ecc.). Ci sono molte tecniche di giunzione: meccaniche (chiodi, viti, graffe, perni metallici) o lavorazioni ad incastro proprie della tradizione falegnameria (tenone e mortasa, code di rondine, incastri a mezzo legno, spinature con tasselli di legno, lamelli, ecc.). La scelta della giunzione dipende dal tipo di sforzo che dovrà reggere e dall’estetica desiderata. Un assemblaggio ben progettato garantisce solidità al manufatto e longevità nel tempo.
  • Levigatura (Carteggiatura): consiste nel carteggiare le superfici di legno con abrasivi (carta vetrata o levigatrici elettriche) per renderle lisce, omogenee e pronte per la finitura. Si parte in genere con grane abrasive più grosse per eliminare segni evidenti, passando via via a grane più fini per una superficie setosa. La levigatura elimina anche eventuali residui di colla o fibre sollevate, ed è cruciale per far aderire bene vernici o altri rivestimenti successivi. Va eseguita uniformemente seguendo il verso della vena del legno per non lasciare graffi visibili.
  • Finitura: è la fase conclusiva, mirata a proteggere il legno e migliorarne l’aspetto estetico. Esistono varie tipologie di finitura. La verniciatura applica vernici trasparenti (flatting, poliuretaniche) o laccature coprenti colorate, creando uno strato protettivo sulla superficie. L’oliatura e la ceratura sono finiture che penetrano nel legno esaltandone le venature e lasciando un aspetto più naturale al tatto. Anche l’impregnante viene usato per proteggere il legno (soprattutto all’esterno) mantenendo visibile la vena. In alcuni casi si applicano rivestimenti laminati o fogli di impiallacciatura (sottili strati di legno pregiato) sulla superficie. Qualsiasi sia il trattamento scelto, la finitura sigilla il legno, lo protegge da umidità, sporco e usura, e conferisce al prodotto finale l’estetica desiderata (lucida, satinata, opaca o naturale).

Legno massello vs pannelli derivati

In falegnameria si possono distinguere due macro-tipologie di materiale legnoso: il legno massello e i pannelli derivati (detti anche legni ingegnerizzati o composti). Il legno massello è il legno pieno ottenuto direttamente dal tronco dell’albero, segato in tavole o listelli. Mantiene la struttura fibrosa naturale continua e non contiene colle o altri leganti aggiunti. Al contrario, i pannelli derivati sono prodotti ottenuti da lavorazioni industriali che riassemblano parti di legno (fibre, scaglie, trucioli, lamelle) unite con collanti e pressate in formati standard. Entrambi i materiali trovano largo impiego nella falegnameria moderna, ma presentano differenze sostanziali.

Il legno massello offre l’autenticità e l’estetica del legno naturale: ogni pezzo è unico per venatura e colore e spesso viene scelto per mobili di pregio o elementi a vista dove si valorizza la materia prima. È robusto e duraturo, permette di realizzare strutture solide e può essere lavorato (piallato, tornito, intagliato) ottenendo anche dettagli complessi. Tuttavia, essendo un materiale vivo, il massello risente delle variazioni di temperatura e umidità: può deformarsi, ritirarsi o dilatarsi col tempo se non stagionato e posato correttamente. Inoltre ha costi più elevati, specialmente in essenze pregiate, e limita le dimensioni dei pannelli realizzabili (dipendono dalla larghezza del tronco: per ottenere superfici molto larghe bisogna unire più tavole).

D’altro canto, i pannelli derivati sono pensati per superare alcuni limiti del legno massello. Grazie alla loro struttura composta, tendono ad essere più stabili dimensionalmente (minore rischio di imbarcamenti o crepe dovute a clima variabile) e sono disponibili in grandi formati standard (lastre ampie e di spessore uniforme, ad esempio 125x250 cm o simili, utili per ricavare interi piani di mobili senza giunzioni visibili). I costi dei pannelli industriali sono in genere inferiori rispetto al massello, poiché spesso realizzati con scarti di legno o legname di veloce crescita; ciò li rende una scelta economica ed ecologica. Di contro, i pannelli derivati spesso non hanno l’aspetto nobile del legno naturale in superficie: per ottenere un bell’effetto estetico vengono rivestiti con impiallacciature di vero legno, laminati plastici o verniciati. Anche la resistenza meccanica può essere inferiore al massello in certi utilizzi (soprattutto per pannelli di bassa densità), e va considerata la presenza di colle e sostanze chimiche (come la formaldeide nei collanti) che richiedono pannelli a norma per evitare emissioni nocive.

Riassumendo le differenze principali tra legno massello e pannelli derivati:

  • Composizione: il massello è legno puro al 100%, mentre i pannelli sono compositi di legno (in varie forme) e collanti.
  • Stabilità dimensionale: il massello può deformarsi con umidità e temperatura, i pannelli ingegnerizzati sono progettati per rimanere più stabili e non imbarcarsi.
  • Aspetto estetico: il legno massello ha venature naturali pregiate e uniche, i pannelli derivati necessitano spesso di rivestimenti (impiallacciatura, laminato o vernice) per raggiungere un’estetica simile o desiderata.
  • Dimensioni disponibili: il massello è limitato dalle dimensioni dell’albero (tavole di larghezza e lunghezza finite), i pannelli si producono in formati molto grandi e modulari, facilitando la realizzazione di ampie superfici continue.
  • Costo e utilizzo del materiale: il massello, specie di essenze pregiate, è costoso e usato con parsimonia per elementi di qualità; i pannelli costano meno, permettono di sfruttare anche scarti di lavorazione e sono preferiti nell’industria dell’arredamento moderno per le parti strutturali e non a vista di mobili componibili, cucine, armadi, ecc.

Principali pannelli derivati del legno in falegnameria

Nella falegnameria moderna esiste un’ampia gamma di pannelli a base di legno, ognuno con caratteristiche specifiche adatte a determinati impieghi. Di seguito un elenco dettagliato dei pannelli più usati, con la descrizione delle loro caratteristiche e degli usi tipici:

  • MDF (Medium Density Fiberboard): pannello di fibre di legno a media densità. È realizzato con fibre di legno finissime (derivate dalla triturazione del legno) mescolate a resine e pressate ad alta temperatura. L’MDF ha una struttura molto omogenea, compatta e priva di venature, con superficie liscia e fine. Ciò lo rende ideale per essere verniciato o rivestito: l’assenza di fibratura visibile consente finiture uniformi. È abbastanza pesante e denso, più resistente e consistente del semplice truciolare, ma comunque facile da tagliare e fresare (non sbecca sui bordi). Non tollera bene l’acqua in versione standard (tende a gonfiarsi con l’umidità), ma esistono varianti MDF idrorepellenti per ambienti umidi. Viene impiegato diffusamente per realizzare mobili moderni, ante di cucine e armadi (soprattutto se devono essere laccate lucide o opache), pannellature interne, parti sagomate e elementi decorativi, grazie alla sua stabilità e lavorabilità.
  • Truciolare (pannello di particelle): ottenuto pressando trucioli di legno (scaglie e segatura grossolana) miscelati con collanti. È uno dei pannelli più economici e leggeri, caratterizzato da una struttura a scaglie visibili e meno densa dell’MDF. Il truciolare grezzo ha superficie ruvida e porosa, perciò viene quasi sempre rivestito: può essere nobilitato con carta melaminica (una pellicola plastica decorativa) oppure impiallacciato con vero legno, o ancora utilizzato come supporto per laminati plastici (come l’HPL). Ha una buona stabilità dimensionale in ambiente interno asciutto, ma poca resistenza all’acqua e agli sforzi strutturali (può sbriciolarsi sui bordi e tiene meno le viti rispetto ad altri pannelli). I pannelli truciolari trovano impiego nelle parti meno in vista dell’arredamento e nei mobili economici: ad esempio le strutture interne di cucine e armadi componibili, mensole a muro, ripiani di librerie a basso costo, piani di tavoli economici e in genere mobili in kit. Spesso sono preferiti per il loro basso costo e perché sfruttano materiali di riciclo, ma vanno protetti adeguatamente con finiture.
  • Multistrato: è un pannello costituito da più strati di sfogliato di legno incollati tra loro con fibre incrociate. In pratica è una forma di compensato con un numero elevato di strati (solitamente 5 o più, sempre in numero dispari per simmetria). Gli strati, detti piallacci o sfogliati, sono fogli sottili di legno ricavati per sfogliatura del tronco, poi essiccati e sovrapposti con collanti speciali. Il risultato è un pannello molto stabile e robusto, che combina la resistenza del legno massiccio con la stabilità dimensionale data dalla struttura incrociata. Il multistrato di qualità (ad esempio in betulla) presenta elevate proprietà meccaniche ed è adatto anche per usi strutturali o semi-strutturali. Ha un peso moderato/alto a seconda delle essenze impiegate e dello spessore complessivo. Le superfici esterne possono essere di legno pregiato o anche rivestite ulteriormente. Tipici utilizzi del multistrato includono la realizzazione di mobili sottoposti a carichi o sollecitazioni (sedute, strutture portanti di armadi), allestimenti e scenografie, elementi curvi (il multistrato si presta ad essere curvato a strati), oltre a usi tecnici come pannelli per veicoli, piccole imbarcazioni (in particolare il multistrato marino in okumé) e arredamento di qualità dove serve robustezza.
  • Listellare (paniforte): pannello composto da un’anima in listelli di legno massello affiancati, coperta su entrambe le facce da due strati di sfogliato o da impiallacciature. In sostanza, al centro vi sono listelli di legno (spesso di pioppo, abete o altre essenze leggere) disposti paralleli tra loro a formare il pannello, e sopra e sotto un foglio di compensato o di vero legno che ne uniforma la superficie. Il listellare unisce leggerezza e rigidità: è più leggero di MDF e multistrato denso, ma grazie al cuore in legno mantiene una buona tenuta per viti e giunzioni. È abbastanza stabile se ben sigillato, anche se l’anima a listelli potrebbe creare leggere irregolarità se i listelli non sono omogenei. Viene utilizzato in falegnameria soprattutto per costruire mobili di medio-alta qualità quando si necessitano pannelli spessi e leggeri, ad esempio ante di grandi dimensioni, fianchi di armadi, tavoli e porte da interno. Spesso è impiallacciato con essenze nobili su un lato per fungere da pannello “nobilitato” con vero legno.
  • Compensato: tecnicamente è anch’esso un pannello multistrato, ma in gergo si tende a chiamare “compensato” il pannello composto da tre strati principali di sfogliato incollati (uno centrale più spesso e due esterni più sottili). I tre strati hanno fibre alternate a 90°, così da compensare l’uno le deformazioni dell’altro (da cui il nome compensato). Ne risulta un pannello stabile e leggero rispetto a uno spessore analogo in legno massello. I compensati comuni sono in pioppo (molto leggero e tenero) oppure in betulla o faggio (più resistenti). Possono avere spessori ridotti (anche pochi millimetri) o più consistenti, sempre comunque inferiori ai multistrati “pesanti”. Il compensato trova impiego in parti secondarie dei mobili e nell’hobbistica: ad esempio fondi di cassetti e di mobili, schienali di armadi e librerie, cassettiere, parti interne non a vista. Compensati più pregiati o trattati (come il compensato marino in okumé o mogano con collanti fenolici impermeabili) vengono usati anche per esterni, per arredamento nautico o serramenti, grazie alla loro resistenza all’acqua e stabilità. In generale il compensato è versatile, economico e facile da tagliare, ma i bordi a vista mostrano gli strati e di solito vengono coperti o rifiniti.
  • HPL (laminato ad alta pressione): non è un pannello di legno massiccio ma un laminato decorativo ottenuto pressando a caldo strati di carta kraft impregnati di resine termoindurenti (fenoliche e melaminiche), con uno strato esterno decorativo e protettivo. Il risultato è un foglio rigido e molto resistente, di spessore variabile (generalmente da 0,6 mm fino a 1-2 mm per i laminati standard, ma esistono anche pannelli HPL compatti autoportanti spessi diversi millimetri). L’HPL viene in genere utilizzato come rivestimento superficiale di altri pannelli (MDF, truciolare, multistrato) per conferire loro una finitura estremamente dura, impermeabile e resistente a graffi, calore e agenti chimici. Esempi classici sono i piani di lavoro delle cucine, rivestiti in laminato HPL per resistere all’usura e all’acqua, oppure le superfici dei mobili da bagno, tavoli da bar, rivestimenti di pareti e armadiature. Esistono laminati HPL in una grande varietà di colori, fantasie o effetti (anche imitazione legno o pietra) e con finiture opache, lucide o texture. Per applicare l’HPL, il foglio laminato viene incollato sul pannello di supporto attraverso presse. Nel caso dei pannelli HPL compatti (chiamati anche “compact”), essi stessi fungono da pannello strutturale e sono usati per elementi molto sollecitati o in ambienti esterni (ad esempio arredi urbani, cabine sanitarie, facciate ventilate) data la loro eccezionale resistenza e indeformabilità.
  • Pannello lamellare: chiamato anche legno lamellare o pannello a lamelle incollate, è un tipo di pannello formato dall’incollaggio affiancato di listelli o tavole di legno massello lungo il loro lato. In pratica si prendono più tavolette di legno massiccio (della stessa essenza) e si incollano tra loro sul bordo, ottenendo un pannello unico di dimensioni maggiori. Spesso i pannelli lamellari sono composti da lamelle continue per tutta la lunghezza del pannello, oppure da pezzi uniti a pettine (giunzione finger-joint) per formare le lunghe lamelle. Il vantaggio di questo materiale è che mantiene l’aspetto del legno naturale (essendo di fatto tutto legno vero) ma riduce i difetti del massello: l’incollaggio elimina tensioni interne e difetti distribuiti, rendendo il pannello più stabile e meno soggetto a imbarcarsi. I pannelli lamellari si trovano in varie essenze (abete, faggio, rovere, ecc.) e spessori, e sono molto usati per costruire mobili e complementi in cui si vuole il pregio del legno pieno senza dover unire manualmente tavole strette. Esempi di utilizzo: la realizzazione di piani per tavoli e scrivanie, mensole e gradini per scale, ante e pannelli di mobili in legno “listellare massiccio”, fino alla creazione di pannelli per porte. Nel campo delle costruzioni, il legno lamellare viene anche utilizzato in sezioni più spesse per travi strutturali, ma in falegnameria si intende per lo più il pannello lamellare destinato ad uso arredativo. È un materiale ecologico perché consente di usare legname anche di piccole sezioni unendolo in elementi più grandi, e offre un ottimo compromesso tra bellezza naturale del legno, stabilità e versatilità di impiego.

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